Le immagini interiori e gli schemi, sui quali a partire dall’infanzia abbiamo costruito la nostra attuale condizione psico-sociale, sono determinanti per l’adattamento alla realtà e per lo stato di malessere o benessere nelle relazioni interpersonali di qualunque genere.

   Spesso tali immagini si impongono automaticamente e ci portano a credere di essere vittime di un destino o della sfortuna, quando in realtà dobbiamo sperimentare nuove opportunità, costruire opzioni più gratificanti. Per far ciò dobbiamo, in primo luogo, permetterci di vivere ed esprimere la gamma completa delle nostre emozioni (comprese quelle che ci fanno paura o ci inducono vergogna), allargare la consapevolezza dei motivi e delle cause che stanno alla base di vissuti e comportamenti, individuare il proprio ruolo e quello degli altri nelle dinamiche relazionali e sentirsi accettati e compresi per ciò che si è.

   Si tratta di un percorso – che partendo dalle tematiche del cibo, dell’apparire e delle quotidiane incomprensioni e conflitti con le persone significative della propria vita – porta ad una graduale accettazione e valorizzazione di sé, alla scoperta di situazioni ed esperienze comuni con gli altri, che potendo essere comunicate e condivise diventano motivo di arricchimento collettivo e di scambio autentico.

   Le problematiche inerenti l’immagine interiore possono essere sviluppate in un contesto di gruppo o in un percorso individuale. Entrambe le strade conducono a trasformazioni, anche rapide, soprattutto nel modo di affrontare le problematiche stesse, generano maggiore condivisione con la realtà degli altri, intimità e consapevolezza, in un contesto dove il “problema” diventa motivo di crescita, di “scontro costruttivo” con la realtà, di stare sul “pezzo” per modificarlo e tutto ciò porta al graduale sedimentarsi, nel profondo dell’interiorità, di una nuova immagine di sé – più ricca, più propositiva, equilibrata, meno giudicante e impulsiva – che acquista autonomia, forza ed efficacia in modo semplice ma radicato nell’inconscio, e spinge l’individuo a fare nuove esperienze gratificanti e degne di essere vissute.

   Non possiamo cambiare la nostra storia, possiamo però cambiare le esperienze esistenziali e l’immagine interiore che abbiamo di noi stessi.

   E’ ormai dimostrato che i risultati di auto-apprezzamento conseguenti ad un intervento di chirurgia estetica – senza nulla togliere alla bravura dello specialista – dipendono in larga misura dal concomitante miglioramento dell’immagine interiore che il soggetto sviluppa su di sé; se la persona continua a vedersi “brutta” non migliora la sua qualità di vita!

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