
Vi propongo una escursione, spero interessante, in questo strano e sorprendente universo:
Oggi sappiamo molto di più, rispetto al passato, sulle cause del disagio alimentare; possiamo individuare le ansie, i conflitti, le umiliazioni che stanno “sotto” e “dentro” ai vari disturbi legati al cibo. Ma questo non basta per risolvere i problemi, per trasformare la vita. Spesso succede il contrario: cercare le cause diventa un modo per agganciarsi al passato, per piangersi addosso, per giustificarsi nel blocco. L’anima profonda rifiuta queste strategie faticose e conformiste: ha bisogno di ritrovare il senso della vita. In realtà ha creato certi disturbi perché la vita è diventata insopportabile, alienata; perché la vita ha perso fascino, mistero, bellezza, è diventata una routine oppure un tormento. E allora non resta che rifugiarsi nel cibo; il cibo diventa l’ultima spiaggia, l’ultima oasi di soddisfazione e piacere; ed è facile capire come sia difficile rinunciare a ciò che viviamo come “ultima possibilità”.
L’anima è come il seme, vive nascosta dentro di noi, segretamente crea l’essere che siamo, nella sua perfezione, unicità e bellezza e lo crea con il suo peso perfetto. Come il seme sviluppa l’intera pianta in tutta la sua maestosità, l’anima realizza l’essere umano nella sua pienezza, grandezza e armonia in modo del tutto naturale e infallibile; però ha bisogno di “carburanti” puri, genuini che sono il coinvolgimento, il sogno, la gioia, l’amore….. Se i “carburanti” sono inquinati (per esempio sono costituiti da egocentrismo, rimpianto, risentimento, frustrazione, sfiducia in sé stessi, eccessiva disponibilità ai bisogni altrui…..) il seme si rifiuta di svilupparsi, si rattrappisce; il “motore” si intossica e si ingolfa, non parte più, si guasta e la stupenda imbarcazione della vita umana si arena nelle secche della troppa privazione o vaga con incertezza e fatica nelle nebbie dell’eccesso (alimentare e non solo) e dell’abuso nei confronti della propria vita e dignità.
Prendendo come emblematico del disagio alimentare il fenomeno della “grassezza”; proviamo a fare una carellata sui motivi che ne stanno alla base e sulle alternative che abbiamo a disposizione:
- Si ingrassa perché siamo “fuori tempo”: siamo legati (con rancore o con rimpianto o con entrambi) a un passato che non c’è più. Per dimagrire dobbiamo vivere nel presente e porci obiettivi sentiti e desiderati.
- Si ingrassa perché – dopo una giornata piena, intensa, faticosa, ma anche gratificante – non ci impegniamo a comunicare e condividere le nostre gioie, oppure ci attende una situazione difficile che non sappiamo gestire, oppure precipitiamo nel “vuoto”, nella rassegnazione …e chiudendosi queste “porte relazionali”, si aprono ripetutamente le porte del frigo, in compagnia del televisore. Per dimagrire dobbiamo trovare un collegamento tra la nostra vita lavorativa e la nostra vita intima, dobbiamo condividere problemi e gioie della nostra esistenza con persone che sono per noi importanti e che ci considerano importanti per loro.
- Si ingrassa perché facciamo la dieta così come fan tutti, perché bisognafarla, ma con la rabbia dentro e anche un senso di ingiustizia (nei confronti della natura o di qualcuno che ci ha rovinato), ma poi – quando siamo esausti o riceviamo qualche frustrazione – crolliamo miseramente, riprendendo peso e confermandoci un’impressione di avvilita o rancorosa impotenza. Per dimagrire realmente e mantenere un peso adeguato alla nostra vera natura, la dieta non può e non deve essere uno sfozo enorme, sottoposto ai giudizi e alle pressioni degli altri, bensì un fatto personale, segreto, intimo, che viene quasi da sé e che accompagna e sostiene naturalmente le altre scelte, quelle fondamentali, quelle che riportano ad essere protagonisti della vita e non una semplice comparsa che fa una piccola parte in un film di qualcun altro.
- Si ingrassa perché abbiamo perso l’autostima, perché siamo sopraffatti dalle problematiche famigliari, restando coinvolti in “giochi” psicologici negativi, nei quali si mescolano orgoglio e senso di impotenza e nei quali tendiamo a dare tutta la colpa a qualcuno del disagio, che è invece opera comune. Per dimagrire è necessario tornare a vibrare nel cuore della famiglia (se continua a restare un punto di riferimento centrale), riprendere in mano il proprio potere e le proprie responsabilità, trovare il proprio ruolo, distruggendo i fantasmi dell’impotenza e della colpa, che minano l’autostima e portano ad accumulare frustrazioni, amarezza e grassi.
- Si ingrassa poiché ci facciamo troppe domande, soprattutto quelle basate sul “perché?” (Perché sono fatto in questo modo? Perché sono così irritabile? Perché ho avuto certe sfortune?…) e questo ci porta a non essere mai soddisfatti di sé e al continuo sforzo di correggere il proprio carattere, che è il più potente “ingrassante” esistente. Per dimagrire dobbiamo accettarci per ciò che siamo, anche con i nostri difetti; dobbiamo prima immaginare e poi cominciare a costruire la nostra autorealizzazione, che è il miglior tonico per il metabolismo dell’anima e quindi anche del corpo.
- Si ingrassa perché siamo troppo perfezionisti, duri con noi stessi, ci mettiamo troppo alla prova; crediamo di avere poca forza di volontà, ma in realtà ne abbiamo troppa: siamo eccessivamente severi con noi stessi, completamente concentrati sul cibo, nello sforzo immane e insostenibile di resistere a tutte le tentazioni, di domare la fame; quando in realtà il cibo è rimasta l’unica fonte di gratificazione (o quasi) che concediamo al nostro essere. Per dimagrire e per star bene permettiamoci di controllarci meno, di giudicarci meno, permettiamo alla nostra anima di spiccare qualche volo, a partire da quelli piccoli (come potrebbe essere immaginare il volto felice di quando eravamo magri) per arrivare a sperimentare anche voli più alti (come potrebbero essere un viaggio alla scoperta del mondo, o difendere risolutamente le proprie opinioni senza farsi condizionare dalle reazioni altrui, o procurare la felicità di qualcun altro e appassionarsi per la sua sorte).
Arriva un momento in cui dobbiamo prendere la nostra vita in mano. Se non lo facciamo personalmente, chi mai potrà farlo al posto nostro?
E’ chiaro che prendere la propria vita nelle proprie mani non riguarda solo il rapporto con l’alimentazione, anzi riguarda prevalentemente il rapporto con il “resto”, riguarda il rapporto con il senso che diamo alla vita, riguarda il mettersi in discussione e osare qualcosa di nuovo rispetto alla routine, riguarda correre il rischio di essere criticati, di andare controcorrente, di essere originali, di rinunciare a qualche sicurezza.
E’ solo in questa dimensione che emerge la vera Immagine interiore, che francamente è molto più bella di quella esteriore, un mondo vibrante e ricchissimo di suggestioni e stimoli che ci permette di desiderare di vivere, di conoscere, di relazionarci con gli altri, il solo che può trasformare e plasmare la nostra facciata esteriore e può dissolvere i problemi alimentari.
Il mal di cibo si risolve da sé quando l’anima riprende a volare e la vita torna ad essere interessante e pienae non ci lascia né il tempo né la voglia di occuparci delle nostre problematiche alimentari, che passando in secondo ordine si ridimensionano e si estinguono naturalmente.