Presento una sintesi di un documento che mi è stato richiesto alcuni anni fa da un mio cliente e che illustra un caso di mobbing, ovvero discriminazione e forme persecutorie in ambito lavorativo (il nome, il cognome e tutti i dati riguardanti la persona risultano ovviamente modificati).

ANALISI PSICO-RELAZIONALE DI UNA SITUAZIONE DI STRESS E DISAGIO EMOTIVO PRESENTATA DAL SIG. Mario Rossi

     Il Signor Mario Rossi, nato a Vedelago il 15 Febbraio 1965, residente nella stessa località in via Marconi n. 17 e attualmente impiegato presso la Banca di Credito Cooperativo Trevigiana con sede a Sala di Istrana, presenta – a seguito di una prima analisi mirante all’individuazione di aspetti significativi del comportamento e della relazionalità – evidenti sintomi di agitazione, di ansia acuta e generalizzata e di blocco emozionale. In altre parole la sua condizione psicologica è fortemente turbata da uno stato di stress molto elevato, probabilmente cronico, che comporta forme di incapacitazione e blocco rispetto al normale dispiegarsi delle dinamiche emotive e relazionali.

     Approfondendo ulteriormente il livello di conoscenza e analisi delle condizioni esistenziali, familiari e lavorative del Sig. Rossi è possibile focalizzare con maggior precisione l’entità e le cause di questa condizione di sofferenza e blocco psicologico.   Emerge con chiarezza che il quadro familiare non presenta delle turbative significative e dei livelli di conflittualità o di incomprensione degni di nota. Anzi il rapporto con la moglie e con i figli risulta essere più che buono, se non ottimo. E altrettanto positivo è il rapporto con i genitori, che peraltro risultano affetti da forme di invalidità (gravi scompensi diabetici per il padre e morbo di Parkinson di cui è affetta la madre) altamente invalidanti per entrambi, che danno diritto al Sig. Rossi di usufruire dei benefici della legge n. 104.

     E’ nel collegamento tra quest’ultima situazione e problematiche specifiche sorte nell’ambiente di lavoro che possiamo trovare le cause scatenanti e perpetuanti del disagio psichico di cui ho fatto in precedenza menzione.

     Mi spiegherò meglio. Il Sig. Rossi è stato sottoposto dalla Direzione Aziendale a pressioni per rinunciare ai sovraesposti benefici di legge, in cambio di una non meglio identificata “disponibilità” ad accordagli dei permessi in caso di necessità familiari. Ovviamente egli ha rifiutato questa proposta – che senza entrare in merito alla correttezza, non offre alcuna sicurezza oggettiva – appellandosi ai chiari e inconfutabili diritti che la legge gli garantisce. Egli ha dimostrato con questo comportamento una posizione di integrità personale e di corretta adesione ai dettami legislativi (che peraltro non comportano forme di penalità economica per l’azienda).

     Questo suo comportamento ha dato origine, da parte della Direzione aziendale, a partire da fine ottobre 2017, a provvedimenti di varia natura ed entità, che hanno comportato una sempre crescente sottovalutazione ed “emarginazione” professionale e umana di chi in oggetto della mia relazione.

     Si parla di un provvedimento che retribuiva una trasferta – nella quale il Sig. Rossi era impegnato in un compito altamente qualificato concernente la sistemazione di squadrature contabili ed errori operativi – con la stessa remunerazione prevista per un corso di aggiornamento. Si parla soprattutto di una progressiva dequalificazione professionale che in primo luogo ha comportato la perdita delle mansioni di Vice-responsabile dell’Ufficio Contabilità (senza che siano state addotte motivazioni oggettive) e in secondo luogo l’attribuzione di compiti di aggiornamento e sistemazione dell’archivio (mansione di livello molto basso), con evidente distruzione della professionalità e intenzionale svalutazione delle  competenze di chi in oggetto.

     A ciò si aggiunga che di fatto il Sig. Rossi risulta subire il disagio di dislocazioni temporanee in sedi diverse da quella di destinazione iniziale, le quali – man mano che gli archivi verranno aggiornati – potrebbero comportare destinazioni sempre più lontane dalla sede di competenza, con conseguente incremento di difficoltà per l’adempimento dell’assistenza nei confronti dei genitori, alla quale egli ha diritto, secondo le disposizioni di legge già menzionate, con le dovute priorità e garanzie.

     A queste pur importanti descrizioni della posizione lavorativa penalizzata, sottovalutata e decisamente umiliante in cui si trova costretto il Sig. Rossi, aggiungo ulteriori considerazioni di carattere clinico al fine di un corretto inquadramento psico-relazionale della persona in oggetto e delle implicazioni alienanti e promotrici di patologie di questa condizione.

     Il Sig. Rossi – sottoposto a test di carattere cognitivo-comportamentale – ha manifestato in modo molto evidente forme di blocco o rallentamento motorio, alterazione significativa del tono e dell’intensità della voce, aumento dell’agitazione psicofisica. Sottoposto alla tecnica di tipo gestaltico delle “tre sedie”, concernente la simulazione  attiva di situazioni problematiche, egli ha evidenziato forti impasse quando  doveva rappresentare un esponente della Direzione aziendale, accompagnate da varie alterazioni emotive, il tutto chiaramente legato a un forte senso di impotenza.

Si tratta di un blocco emotivo che vede da un lato il senso del dovere, la necessità di piegarsi alle prescrizioni lavorative e la paura di arrecare danno alla famiglia e in particolare agli anziani genitori  e dall’altro lato un fortissimo senso di frustrazione per l’impossibilità di modificare la situazione in oggetto, accompagnato da aggressivo-passività che si accumula nella psiche producendo varie forme di disturbo non solo emotivo, ma anche comportamentale.

A questo stato psicologico sono collegati sintomi quali le frequenti cefalee, la stanchezza cronica da stress, i ripetuti risvegli notturni in stato di agitazione, l’ansia generalizzata, le tensioni muscolari, il senso di sconforto, l’umore depresso.

     A mio avviso il profondo disagio psicologico, i disturbi psicosomatici, le alterazioni emotive e relazionali che ho descritto nelle righe precedenti sono intrinsecamente imputabili alle condizioni di dequalificazione ed emarginazione lavorativa e di conseguente distruzione dell’integrità professionale a cui il Sig. Rossi risulta essere sottoposto; inoltre, se perdurasse, questa situazione lavorativa comporterebbe con molta probabilità un ulteriore aggravamento del quadro clinico descritto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Verificato da MonsterInsights